Fette biscottate multicereali con orzo e avena

Fette biscottate multi cerealiÈ un po’ di tempo che mi diverto a fare le fette biscottate in casa, con risultati invero assai alterni, ma dopo molte prove, questa è la ricetta che ultimamente mi sta dando le maggiori soddisfazioni.

Ingredienti:

  • 300 g lievito madre liquido idratato al 130% (vedi sotto le quantità in caso di pasta madre solida)
  • 450 di farina tipo 2
  • 80 gr di zucchero
  • 80 gr di burro
  • 1 uovo per l’impasto e uno per la rifinitura
  • 50 ml di acqua
  • 50 gr di fiocchi di avena (più un po’ per rifinire)
  • 20 g orzo solubile
  • due cucchiaini di miele
  • un cucchiaino raso di sale

In caso di utilizzo di pasta madre solida idratata al 50%, le quantità sono, 250 g di pasta madre, 400 g di farina e 150 g di acqua.

Procedimento:

Nella ciotola dell’impastatrice mettere il lievito madre ben rinfrescato e pimpante, la farina, lo zucchero, l’uovo, l’acqua a temperatura ambiente e il miele.

Impastare per una decina di minuti a velocità bassa, prima con la foglia e poi, dopo un paio di minuti, con il gancio.
Aggiungere all’impasto il burro ammorbidito in 4-5 cucchiaiate, aspettando che venga assorbito tra un cucchiaio e l’altro.
Far andare l’impastatrice per 5 minuti, poi aggiungere i fiocchi di avena e il sale e impastare ancora per altri 5-10 minuti.
A questo punto prelevare un po’ più di metà impasto e metterlo a lievitare in una ciotola. All’impasto restante aggiungere l’orzo sciolto in una lacrima (5 grammi o giù di lì) di acqua, impastando poi fino a che l’impasto sia nuovamente omogeneo.

Coprire i due impasti e lasciare lievitare fino al raddoppio.

Una volta lievitati, sgonfiare e stendere i due impasti a formare due rettangoli, sovrapporli e poi arrotolarli per il lato lungo.
Tagliare a metà il cilindro appena formato e mettere i due cilindri a lievitare in una teglia foderata da carta forno coperti da un panno.

Dopo un paio d’ore, sbattere un uovo, spennellare per bene i cilindri e decorarli con altri fiocchi di avena, poi infornare a 180° per 30-35 minuti. Come sempre, se i pani dovessero tendere a bruciare in superficie, coprire la teglia con un foglio di alluminio.

Una volta sfornato, lasciare raffreddare e poi tagliare le fette con lo spessore di circa 1 cm. Disporle quindi stese in più teglie e farle biscottare per circa 30 minuti a 130*, controllando comunque di tanto in tanto che non scuriscano troppo.

 

 

IKEA, we have a problem

sad-frogCara Ikea,

ti scrivo qui perché non c’è modo per avere una risposta positiva tramite il telefono che non sia un rimandare a un futuro indefinito ma sempre vicinissimo.

Ti scrivo perché vorrei capire se le promesse fatte nel negozio hanno qualche valore per te o sono solo un modo per arrivare alla vendita, fregandotene poi di quello che hai promesso e lasciando i tuoi clienti in balia della tua completa discrezionalità.

Scrivo questo post come work in progress, lo aggiornerò man mano che succederà qualcosa.

Il 17 ottobre ho comprato da te una cucina, un armadio e due strutture letto, con una spesa piuttosto rilevante. parlando con il tuo referente commerciale che ha approntato l’ordine per la cucina gli ho fatto presente che avremmo dovuto prendere tutto in pronta consegna o quasi, in quanto la casa in cui ci stavamo per trasferire era vuota e saremmo rimasti senza cucina finché non fosse stata consegnata.
La commerciale ci ha assistito, ma alla fine dell’ordine ci ha detto che purtroppo per alcuni pezzi non c’era la pronta consegna e che avremmo dovuto attendere per la consegna la settimana del 3 novembre.

Ok, niente pronta consegna, ma per un paio di settimane ci saremmo potuti organizzare. Ci siamo sincerati con lei che la settimana sarebbe stata quella e non le successive, perché altrimenti saremmo dovuti andare a comprare la cucina da un negozio che la avesse avuta in pronta consegna. “Non c’è problema, se il sistema dice che i pezzi tornano disponibili quella settimana, magari non il lunedì ma in quella settimana arrivano”, la risposta.

E allora ok, paghiamo. Pochi giorni dopo Ikea incassa il cospicuo assegno. Bene, buon segno. Arriva lunedì 3 novembre, nulla. Poi martedì, poi mercoledì, poi  giovedì e poi venerdì 7 novembre, nel pomeriggio, finalmente tu, cara Ikea, mi chiami.

Il 7 novembre mi chiami e mi dici “purtroppo la consegna è un po’ in ritardo, per ora è prevista per la prima settimana di dicembre

“COOOOSA?!?!?” faccio io, e ti riscrivo qui: cara Ikea, quando mi devi vendere la cucina mi mostri il tuo programma di disponibilità con tutte le bandierine verdi per il 3 novembre, mi convinci a comprare, incassi i soldi e POI mi dici che avrai un tempo di consegna almeno triplo rispetto alle originali previsioni?

Di fronte alla mia forte irritazione, tu, IKEA, mi hai detto che in quel momento il sistema non era disponibile ma che l’indomani mattina, il sabato, mi avresti richiamato per fare una consegna e montaggio urgente, entro la settimana successiva, di tutto quello che avevate disponibile, in modo che avrei potuto cominciare a usare la cucina e smettere di dormire tra le scatole del trasloco, e che poi, con una consegna e montaggio successivi a tuo carico avresti mandato i pezzi che ancora mancavano.

Bene. Insoddisfatto per il servizio reso ma soddisfatto per la soluzione trovata, ho chiuso fiducioso.

Il giorno dopo, il sabato 8 novembre, nessuna chiamata. “Vabbe’, forse IKEA non si è resa conto che il giorno dopo era sabato e intendeva il lunedì, aspettiamo”.

Lunedì 10 novembre nessuna telefonata, martedì 11 neppure. Mercoledì 12 novembre sera, irritato, chiamo il tuo supporto clienti, simpaticamente un numero 199 a tariffazione speciale, e la risposta è “ti apriamo una segnalazione ed entro domattina l’ufficio spedizioni (o consegne, non ricordo esattamente) la chiamerà”

La mattina dopo, giovedì 13 novembre, sai chi mi ha chiamato cara Ikea? Tu? NO! Non mi hai chiamato. E allora nel primo pomeriggio ti richiamo al supporto clienti, sempre simpaticamente un numero 199 a tariffazione speciale, fornisco il numero di segnalazione e mi risponde la stessa persona della sera prima, che mi dice che non c’è problema, l’ordine è in lavorazione e che verrò richiamato in giornata.

Ora sono le 10.30 circa di venerdì 14 novembre, non mi ha ancora chiamato nessuno e sto per richiamare ancora il supporto clienti, ancora simpaticamente un numero 199 a tariffazione speciale, per capire se e come sia possibile che un colosso multinazionale che ha fatto della logistica il suo punto di forza non sia in grado di rispettare, dopo aver fatto decidere un cliente e incassato i suoi soldi, ogni singola scadenza che il colosso multinazionale stesso si è dato.

Io e la mia famiglia, nel frattempo, continuiamo a non poter utilizzare la cucina e a dormire tra le scatole del trasloco per l’assenza dell’armadio, con gravissimi disagi per tutti, anche se prima di prendersi i nostri soldi IKEA ci ha detto che avremmo avuto tutto per la settimana scorsa.

Tu, IKEA, al posto mio cosa faresti?

UPDATE: alle 11 ho richiamato il servizio clienti, il solito numero 199 a tariffazione speciale, e mi hai risposto che hai la segnalazione ma che ad oggi non c’è una data di consegna dell’ordine, e ulteriormente che nei tuoi sistemi non c’è traccia di quello che mi ha detto la tua dipendente venerdì 7. Mi hai detto anche che tu non puoi fare nulla se non segnalare ai tuoi colleghi che fanno le spedizioni, ma che non mi puoi dare il loro numero per sapere lo stato, perché loro di lavoro non rispondono al telefono.

Mi sembra un ottimo modo di trattare un cliente DOPO, ricordo, che ti sei presa i suoi soldi, a oggi, quasi un mese dopo l’ordine, non ho ancora una data di consegna dell’ordine.

UPDATE 2: alle 11.28 mi è arrivato un tuo messaggio in segreteria telefonica, in quanto il telefono era occupato, in cui mi dicevi che chiamavi dall’ufficio consegne e che mi avresti chiamato più tardi o domani. Ho provato a richiamarti al numero da cui mi hai telefonato, ma il numero non riceve chiamate, le fa solo.
Alle 11.36, invece di richiamarmi, ti sei premurata di mandarmi un SMS, per (ri)dirmi che mi avevi chiamato e che sarà tua cura richiamarmi. Ça va sans dire, anche il numero da cui hai mandato l’SMS non è contattabile.
Ammirevole esempio di comunicazione a due vie con la clientela, direi.

PS: sono le 15.15 e non mi hai ancora richiamato, ma io sono qui e sono disponibile, eh!

Update 3: alle 16.34 mi hai chiamato, dicendomi che hai una soluzione: consegnarmi tutto con una consegna urgente e poi consegnare i pezzi che mancano con una seconda consegna. Però ora non sapevi dirmi il momento esatto della consegna, che avverrà nel corso della prossima settimana. Hai detto che mi richiamerai lunedì per darmi i dettagli.
È praticamente la stessa cosa che mi hai detto alla stessa ora dello stesso giorno della settimana sette giorni fa. Ora attendo con molta fiducia che lunedì mi richiamerai.

Update 4: è lunedì 17 novembre e mi hanno richiamato ben due volte! La prima alle 13 per dirmi che mi avrebbero richiamato nel pomeriggio, e la seconda verso le 16.30. La notiziona è che mercoledì 19 la cucina e il resto *dovrebbero* arrivare al trasportatore e che in conseguenza il 20 novembre *dovrebbero* consegnarla qui, ma la conferma la darà il trasportatore solo mercoledì. Teniamo le dita incrociate!

Update 5: il 25 novembre, finalmente, si è tutto concluso. Hanno portato e montato la cucina il 20 novembre, con alcuni frontali di cassetti e ante mancanti, completati poi il 24 e il 25 novembre successivi.

Che fatica!

Il muesli fatto in casa

Muesli

Il muesli, sia chiaro, io l’ho sempre detestato. I fiocchi d’avena che non sanno quasi di nulla, quell’odiosissima uvetta tra l’aspro e il dolciastro, l’innata predisposizione a non amalgamarsi con la tazza di latte mattutina, tutto contribuiva a metterlo tra i primi posti dei cibi che era meglio fossero lontani dalla mia tavola.

Eppure, eppure a un certo punto, qualche mese fa, di punto in bianco ho cominciato a mangiarlo con gusto, esattamente per i motivi per cui prima lo odiavo.

Ed ecco allora la mia ricetta per farlo in casa.

Ingredienti:
200 g fiocchi di avena
200 g fiocchi di frumento
100 g crusca di avena
100 g crusca di frumento
100 g uvetta sultanina
50 g zucchero (opzionale)
50 g mandorle
50 g nocciole
la punta di un cucchiaino di cannella in polvere (opzionale)

Procedimento:
Il procedimento prevede di tostare tutti gli ingredienti secchi separatamente.

Con il forno ben caldo, a 200°, si mettono a tostare nocciole e mandorle per circa 7 minuti. Una volta che hanno preso colore, subito fuori dal forno in un piatto piano a raffreddare.

È poi la volta dei fiocchi, tutti insieme. Questi è bene che stiano circa 10 minuti, ma tenete sempre un occhio perché tra l'”appena colorato” e il “bruciato immangiabile” passa poco meno di un minuto. Inoltre, utilizzate molto il naso: è infatti impossibile che si tostino tutti, e quindi è opportuno che percepiate la prima punta di odore bruciato per sfornare. Anche questi non li fate sostare in teglia perché potrebbero nei secondi successivi bruciacchiarsi e dare un cattivo sapore al tutto. Io stendo un foglio di carta forno sul marmo e li verso immediatamente lì sopra.

Infine tocca alla crusca, che resterà per altri 6-7 minuti, eventualmente insieme a zucchero e cannella adeguatamente mischiati.
Riguardo allo zucchero, da un po’ di tempo lo trovo inutile: la tostatura infatti caramellizza gli amidi dei fiocchi e il sapore secondo me è già molto buono così.

Spegniamo il forno e procediamo all’assemblaggio: con un coltello tritiamo grossolanamente nocciole e mandorle. Se avete poco tempo potete anche farlo con un tritatutto (che sfarina molto di più, mentre a me piace sentire i pezzettoni).
In un contenitore capiente versiamo fiocchi, crusche, nocciole, mandorle e uvetta (pensavate l’avessi dimenticata, eh?), e poi mescolate per bene il tutto.

E, al mattino dopo, godetevi una buona e sana colazione!

Filone semintegrale ‘alla Bonci’

filone semintegrale

Che poi certe volte scrivere una ricetta è completamente inutile, perché in 10 minuti un video ti dice tutto, ma proprio tutto.

È il caso di questo filone, delizioso, fatto seguendo il procedimento che Bonci racconta in questo video:

http://www.youtube.com/watch?v=hzJkVbPJ5C4

Mi appunto qui le mie dosi e ingredienti lievemente modificati, e a grandi linee il procedimento, non sia mai che la Rai decida di toglierlo da Youtube.

Ingredienti:
500 g farina di tipo 2
350 g acqua minerale
80 g lievito madre
3 g lievito di birra secco
1 cucchiaino colmo di sciroppo di malto
7 g di sale

Procedimento:

Il filone è fatto senza impastatrice. Si inizia versando la farina a fontana in una ciotola, e a seguire acqua, sciroppo di malto, lievito di birra e lievito madre (idratato al 50%). Si impasta dapprima grossolanamente con una paletta di legno, aggiungendo il sale poi si fa riposare una ventina di minuti (autolisi) e quindi si prosegue, con la paletta e poi a mano fino ad avere un impasto molto molle e liscio.

Ora si rovescia su un piano infarinato, si spiana leggermente con le dita infarinate e poi si piega l’impasto su se stesso un lembo alla volta, fino a formare una palla, che andrà messa in una ciotola oliata, sigillata con pellicola e dimenticata in frigo per almeno 12 ore.

Trascorse le 12 ore, si tira fuori dal frigo per altre 2-3 ore, fino a che l’impasto non diventa il triplo di quello iniziale.

Fatto ciò, si stende l’impasto a cerchio e poi si arrotola stretto stretto a formare un filone, che verrà messo all’interno di uno stampo da plum cake foderato con uno straccio infarinato. Si ricopre con lo straccio e si attendono venti minuti, dopo di che si rovescerà l’impasto su una teglia. Con una lametta si incide la superficie e quindi in forno a 200° (dopo aver fatto scaldare alla massima temperatura) per 40 minuti nella parte più bassa del forno.

 

Pagnotta semi-integrale con grano arso e semi di girasole

Di ritorno da una settimana a Bruxelles mi sono ritrovato con la voglia di fare un po’ di pani integrali. Ma di ritorno da Bruxelles ho anche trovato qui a casa ad aspettarmi un chilo di farina di grano arso, e così ho unito il tutto in questo pane semi integrale con grano arso e semi di girasole.

Fantastico con mieli e marmellate di vario genere.

Ingredienti:

150 g lievito madre (idratazione: 55%)
250 g acqua
150 g farina integrale
150 g farina tipo 0
100 g farina di grano arso
100 g semi di girasole
20 g sale
2 cucchiaini di sciroppo di malto

Procedimento:

Io parto sempre da una madre liquida al 130%, per cui per avere i 300 g di lievito madre prendo 100 grammi di lievito in coltura liquida e faccio un piccolo panetto con 150 grammi di farina e 50 di acqua (a parte rispetto alle quantità della ricetta). Dopo qualche ora, quando è bello gonfio, ho il mio lievito madre pronto.

Il lievito va sciolto nell’acqua, cui poi si aggiungono tutte le farine, lo sciroppo e il sale. Una veloce impastata e poi a riposo a temperatura ambiente per una mezz’ora, in modo da favorire le lavorazioni successive (autolisi).

Ripreso l’impasto, lo si lavora per una decina di minuti, aggiungendo i semi di girasole e poi, a mani nude o aiutati dai tarocchi si fanno almeno tre serie di piegature su piano leggermente infarinato, finché l’impasto non diviene più consistente e asciutto.

Dopo l’ultima piegatura, si fa lievitare in ciotola coperta a temperatura ambiente per almeno 10-12 ore.

Trascorso il tempo, si riprende l’impasto, e con un ultimo paio di pieghe lo si mette in forma in una teglia, quindi via in forno a 200° per 45 minuti. Prima di infornare si spruzza dell’acqua nel forno in modo da creare un’atmosfera umida, e si ripete lo spruzzo ogni 3 minuti per tre volte. Gli ultimi dieci minuti rovesciare la pagnotta.

Una volta sfornato, mettere a raffreddare su una gratella.

Pagnotta semi integrale con semi di girasole

La pasta madre liquida, o lievito in coltura liquida che dir si voglia

La pasta madre è una gran bella cosa: utilizzando la pasta madre invece del lievito di birra il pane dura di più, è più aromatico, è più digeribile, ma almeno per me è sempre stata una dannazione.

Sì, perché nessuno ti dice, o meglio, tutti te lo dicono ma tu quando leggi le ricette non ci fai caso, che una volta prodotto il tuo panetto di pasta madre (o una volta che te lo sei fatto dare da un amico), a quel punto devi iniziare a fare i maledetti rinfreschi, ossia a tenerlo vivo, ogni due-tre giorni.

“Che sarà mai rinfrescare ogni due-tre giorni?” – direte voi – “io con Farmville, e prima ancora con il Tamagotchi, ho avuto scadenze ben più pressanti nella vita!” – e poi mi guarderete con l’aria di coloro che sanno, di coloro che possono, di coloro che sono nel Giusto.

Bene, la mia vita non è così facile, io mi dimentico le facce delle persone dieci minuti dopo averle salutate, io vado a Linate quando ho il volo da Malpensa, io esco per comprare la frutta e torno con pane, latte, prosciutto e detersivo, ma senza frutta. Insomma, per me ricordarmi ogni due-tre giorni di fare i rinfreschi alla pasta madre è un’impresa improba.

Ed è così che finora, tutte le volte che ho iniziato a fare la madre, magari ci mettevo un paio di settimane per partire da zero, acqua, farina e miele o olio, e poi mi durava un mese, massimo due, dopo di che inesorabilmente iniziava il ciclo me-lo-scordo/oggi-non-mi-va/vabbè-lo-faccio-domani che portava la pasta a seccarsi o marcire.

E poi, l’uovo di Colombo: la pasta madre in coltura liquida!

Nel giro di dieci giorni ho fatto il mio primo pane, ma la cosa fantastica non è quando usi questo lievito, ma quando non lo usi: il lievito in coltura liquida può essere tenuto in frigo e rinfrescato ogni 10-15 giorni, un intervallo decisamente più consono alla mia pigrizia.

Inoltre, i rinfreschi si fanno semplicemente con una frusta elettrica in due minuti (ma proprio due minuti, 120 secondi), e quindi sono molto più innocui per la pulizia della cucin.

Tecnicamente, il lievito in coltura liquida è un impasto di acqua e farina idratato al 130% (cioè per ogni 100 grammi di farina ci saranno 130 grammi di acqua), e per realizzarlo a partire da zero basta ricordarselo.

La ricetta qui di seguito l’ho trovata sul forum di Coquinaria:

Ingredienti primo impasto

50 g farina di forza (io uso la manitoba di Castroni, o la Lo Conte)
65 g acqua
2 cucchiaini di yogurt

con la frusta elettrica si mescolano prima acqua e yogurt (io ho messo quello fatto in casa da un paio di giorni con il mio accrocco), poi lo si lacia aperto, con un tovagliolo di carta sopra, per circa 12 ore, passate le quali verserete nel composto altri 65 grammi di acqua, frullerete per qualche secondo, verserete altri 50 grammi di farina manitoba e frullerete per due minuti, prima a velocita bassa, poi a velocità media. Poi metterete il recipiente (io uso i barattoli frigo in plastica di ikea, per capirci) chiuso nella credenza.

Fatto questo, per circa una settimana-dieci giorni occorrerà rinfrescare ogni 24 ore, con queste dosi:

200 g dell’impasto liquido
130 g di acqua
100 g farina di forza

Quindi, in definitiva, si mantiene l’idratazione al 130%. Il procedimento è quello del primo rinfresco: prima l’acqua, qualche secondo di fruste, poi farina e due minuti di fruste..

Dopo due-tre giorni ci saranno le prime bollicine, nel giro di sette-dieci giorni si formerà uno spessore di schiuma di 1-2 centimetri: quello è il segno che il lievito è attivo.

Per vedere che lo ia veramente si fa una biga: 100 grammi di lievito, 150 grammi di manitoba e 50 grammi di acqua. Si impasta per bene e poi si in luogo tiepido (io uso il forno scaldato per un minuto e mezzo ogni ora). Se nel giro di tre ora la biga è raddoppiata, bene! La si può usare per il primo pane.

Il lievito, quello liquido, a questo punto si può schiaffare in frigo. Quando lo vorrete usare basterà tirarlo fuori e fare una biga. Se avete tempo, prima di usarlo fate un rinfresco e lasciatelo 8 ore a riposare.

 

Fiori di zucca fritti alla romana

Non friggo molto a casa, anzi, a dirla tutta nell’ultimo anno avrò fritto quattro o cinque volte. Eppure per questa ricetta ho fatto un’eccezione: i fiori di zucca ripieni sono una delle gioie della vita, e la gioia è suddivisa in parti uguali tra il ripieno, che deve essere filante ma non acquoso, e la pastella, che deve essere fragrante ma non zuppa d’olio.

(poi un giorno, quando avrete tempo, mi spiegherete per quale diavolo di motivo si chiamano fiori di zucca e non fiori di zucchina, visto che sono proprio i fiori della zucchina romana)

Ecco come li preparo io, la ricetta è presa da Di pasta impasta:

Ingredienti:
10 fiori di zucchina
1 fiordilatte da 350 g
una decina di alici sott’olio
200 g farina
230 g acqua frizzante o birra
1 cucchiaio di olio
1 tuorlo
1 albume
5 g lievito in polvere

Innanzitutto è fondamentale che il fiordilatte o la mozzarella siano molto asciutti, altrimenti durante la frittura rilasciano molta acqua e boicottano dall’interno la croccantezza finale. Per questo motivo è necessario che chiediate al vostro salumiere, casaro o dovunque altro voi facciate la spesa, che vi diano un bel fiordilatte sodo e asciutto. Qui a Roma si dovrebbe trovare anche la cosiddetta ‘provatura’ che è di fatto più consistente di un comune fiordilatte (questa l’ho detta perché va di moda tirarsela con gli ingredienti: io tutte le volte che ho chiesto la provatura mi hanno guardato come se stessi chiedendo una fetta spessa di sarchiapone).

Se non è molto asciutto, ricordatevi di affettare il fiordilatte in bastoncini (tali che possano entrare nei fiori che avete a disposizione) dalla sera prima, e poi mettete scoperto in frigorifero per la notte.

Attenzione: vi serviranno molto meno di 350 grammi per riempire i fiori, ma ho portato in conto che quando aprirete il fiordilatte, la capoccia se ne andrà via senza che neppure ve ne accorgiate, poi una fetta interna che fai? Non la assaggi? E di là, nel salone dove sta Paola, non la porti? Insomma, ci siamo capiti!

La pastella, come immaginerete, è fondamentale per la resa complessiva. Questa riportata qui è divina. Il procedimento è facile: mescolate la farina con il lievito, il tuorlo, l’uovo e l’acqua frizzante fino a ottenere un impasto consistente, che lascerete poi a riflettere su se stesso per una mezz’ora.

Ah, nell’impasto se volete e ve ne ricordate potete anche mettere un po’ di pepe. Io vorrei tanto metterlo, ma ogni santa volta lo dimentico.

Mentre attendete mezz’ora non potrete stare con le mani in mano, infatti avrete da pulire i fiori, che vanno spuntati dal gambo e dalle punte verdi esterne alle foglie, poi vanno passati DELICATAMENTE sotto l’acqua, e DELICATAMENTE riempiti e svuotati d’acqua all’interno. Per il pistillo interno ci sono due scuole, quella che lo elimina, inserendo delicatamente le dita nel fiore senza romperlo altrimenti poi è difficile ricomporlo, e quella degli scansafatiche come me, che lo lasciano perché tanto non influisce sul sapore. Una volta lavati, scuoteteli dolcemente e fateli un po’ asciugare.

Nel frattempo non sarà ancora passata la mezz’ora, e allora mettete l’albume in una ciotolina e montate a neve come se non esistesse un domani.

A questo punto la mezz’ora, e forse anche di più, sarà abbondantemente passata. È arrivato il momento di riprendere l’impasto e mescolarlo, aiutandovi con un cucchiaio di legno, con l’albume.

Passiamo a riempire i fiori, ognuno con un pezzo di mozzarella e un filetto di alice.

Scaldiamo l’olio di arachidi, e una volta pronto prendiamo uno ad uno i fiori, li immergiamo nella pastella in modo che ne siano totalmente avvolti (grazie all’albume montato, la pastella sarà molto vaporosa) e poi li tuffiamo a friggere, finché saranno ben dorati.

Prima del servizio, metteteli ad asciugare su un foglio di carta per fritti o di carta assorbente.

Enjoy!

Biscotti con gocce di cioccolato da inzuppare a colazione

Qualche giorno fa è venuta a trovarci un’amica intollerante a latte e derivati e ho preparato una crostata usando della margarina. Con i 100 grammi avanzati ho deciso di fare dei biscotti da inzuppare nel latte, e prendendo spunto da questa ricetta ne è venuta fuori questa qui di seguito.

Sono biscotti goduriosi e croccanti da mangiare asciutti ma che danno il loro meglio tuffati nel latte.

Sono inoltre veri e propri bis-cotti, ossia cotti due volte: la prima per portare a cottura gli ingredienti e la seconda per asciugare il tutto.

Ingredienti:
350 g farina 00
110 g zucchero di canna
100 g  margarina
2 uova medie
50 g gocce di cioccolato
40 g latte
10 g ammoniaca per dolci
aroma vaniglia
un pizzico di sale

Procedimento:

La realizzazione è rapidissima: si scioglie innanzitutto l’ammoniaca nel latte e poi si impastano tutti gli ingredienti insieme, avendo cura di usare burro a temperatura ambiente se lo si usa al posto della margarina.

Una volta che l’impasto sia omogeneamente impastato, lo si divide in tre pezzi, che dovranno essere stesi in rotoli lunghi quanto la teglia. È un bene mettere i tre rotoli nella teglia ben distanziati, perché l’ammoniaca li fa crescere molto. Una volta adagiati in teglia, schiacciare un po’ i rotoli, in modo da ottenere delle lunghe lingue appiattite.

Spolverare, se si vuole, con zucchero di canna e infornare a 160-180° per 18 minuti, quindi tirare fuori la teglia, tagliare i rotoli a pezzi (a seconda della forma che si vuole dare ai biscotti, io ho fatto dei simil-cantucci).

A questo punto si procede alla biscottatura: lasciate raffreddare i biscotti per una decina di minuti o poco più e quindi reinfornare a 180° per altri 15 minuti (o fino al raggiungimento del grado di abbrustolimento desiderato).

Sfornate, e dopo una mezz’ora i biscotti saranno lì per voi, ad aspettare che li addentiate!

PS: Non vi spaventate per la puzza che all’apertura del forno invaderà la cucina: è l’ammoniaca ed è normale, in breve passerà. Il vantaggio di utilizzare l’ammoniaca è che al termine della cottura non lascia alcun sapore nel biscotto, a differenza del lievito per dolci, che spesso lascia una sensazione di ‘allappamento’

Granola fatta in casa

La granola è uno di quegli sfizi che fatti in casa danno tantissima soddisfazione con pochissimo sforzo. Oramai a colazione, insieme allo yogurt o nel latte è un componente indispensabile.

Questa ricetta è solo quella di base, gli aromi sono variabili a piacere: qui c’è solo cannella, ma si potrebbe aggiungere cacao, orzo o caffè in polvere. E allo stesso modo si possono variare i cereali (l’orzo soffiato al posto del riso è eccezionale) o aggiungere ingredienti come mandorle, nocciole, uvetta, cioccolato o semi vari, stando sempre attenti perché in questo modo le calorie aumentano vertiginosamente.

Insomma, questa ricetta è solo un metodo, il limite è la fantasia: per parte mia, appena arriverà l’autunno voglio provare a fare la granola salata per usarla sulle zuppe.

Ma veniamo alla ricetta:

Ingredienti:
250 g di fiocchi di frumento (ma vanno bene anche di segale, di avena o altro)
120 g riso soffiato senza zucchero
100 g di crusca di avena (in alternativa, germe di grano, crusca di frumento o altri fiocchi)
200 g farina 00
60 g (3 cucchiai) di zucchero
mezzo cucchiaino di sale
200 g acqua
100 g olio di semi di girasole o arachide

Procedimento:
Il procedimento è semplicissimo.

In una ciotola versare tutti gli ingredienti secchi: fiocchi, riso, crusca, farina, sale, cannella e zucchero e mescolare il tutto velocemente aiutandosi con un cucchiaio o con le mani.

In una brocca, mescolare l’acqua e l’olio, e poi versare il tutto nella ciotola. Far impregnare il tutto impastando velocemente con le mani. In questo modo la farina e l’acqua formeranno il collante tra i fiocchi, che poi verrà fatto seccare nel forno.

Versare il composto in una teglia capiente coperta di carta forno e infornare per 30 minuti circa a 180°. A metà cottura, dopo 15 minuti, estrarre la teglia e rivoltare con l’aiuto di una paletta la granola, in modo che la cottura sia più uniforme.

Al termine della cottura far raffreddare all’aria e poi inscatolare.

Nota: è possibile sostituire lo zucchero con dello sciroppo d’acero. In questo caso si useranno 100 g di sciroppo, e si ridurrà l’acqua a 100 grammi.

Nota 2: se volete divertirvi aggiungete a piacere 50 grammi di mandorle a filetti, granella di nocciola, semi di zucca, sesamo e/o lino, uvetta, gocce di cioccolato.