Sei anni, quattro mesi, nove giorni – Vite parallele

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Il 23 febbraio 2002 lavoravo tranquillamente all’università, facevo esperimenti in galleria del vento mettendo a frutto le conoscenze di aerodinamica acquisite durante il corso di laurea.

Il 23 febbraio 2003, dopo aver iniziato a lavorare al SanPaolo IMI come valutatore di progetti di Ricerca e Sviluppo, mi trovavo a Napoli per un corso. Sono rimasto lì per un mese circa, ed è stato un periodo molto divertente.

Il 23 febbraio 2004 forse mi trovavo a Torino. Da due anni io e la mia fidanzata di allora facevamo i pendolari tra la capitale sabauda e quella pontificia. Stancante ma divertente.

Il 23 febbraio 2005 mi stavo riprendendo dallo shock di essere stato lasciato dalla fidanzata (anzi, più politically correct: di aver deciso di lasciarci). E di lì a poco mi iscrissi al corso di Scrittura Creativa di Cinzia Tani, che mi avrebbe cambiato la vita.

Il 23 febbraio 2006 dopo un viaggio negli Stati Uniti poco avventuroso ma molto divertente (se per “divertente” intendete dormire in 4 cristoni pelosi dentro un doppio letto matrimoniale in un Motel6 nei sobborghi di Washington in pieno agosto), avevo da poco avuto la conferma che la mia vita sarebbe cambiata. In meglio.

Il 23 febbraio 2007 stavo vivendo in pieno la ristrutturazione aziendale del mio nuovo datore di lavoro, la BNL, acquisita da poco da BNP Paribas. Mesi di incertezza terribile sul mio futuro professionale, con l’orribile sensazione di non poter fare nulla per determinarlo.

Il 23 febbraio 2008 avevo da pochi giorni salutato Paola in partenza per Palermo. Una partenza in nave, struggente come tutte le partenze in nave. Da poco avevamo festeggiato il nostro primo anno di convivenza, tanto facile a realizzarsi quanto difficile ad immaginarsi.

Oggi mi sto preparando ad una grande scelta, ma di questo ve ne parlerò in un altro momento… Tra l’altro, è stato il ventisettesimo compleanno di mio fratello. Abbiamo festeggiato allegramente in famiglia, tra porzioni pantagrueliche di pasta al forno e candeline che hanno storpiato una torta inacidita.

Il 23 febbraio, Ingrid Betancourt è stata rapita dalle FARC.

Oggi è stata liberata.

Sei anni, quattro mesi, nove giorni sono molto lunghi.

Bentornata, Ingrid!

Se i miei lettori mi smentiscono, allora la mia non è una guida seria! Con buona pace delle conversazioni dal basso

“Allora Caro Marco se vuoi fare un lavoro amatoriale, serio e utile non puoi mettere in rete giudizi smentiti dai tuoi stessi lettori.
Vabbene, non era autopromozione ma cattiva recensione questo si.
Alla prossima, senza rancore :-)”

Questo è il consiglio (non richiesto) che stasera mi ha dato sul suo blog, Stefano Bonilli, fondatore del Gambero Rosso.
Me lo appunto qui, tanto per ricordarmi cosa non voglio che diventi SecondoMe.com (e per non affogare con inutili flame un post nato per altri scopi).

Caro Bonilli, voglio fare un lavoro amatoriale, serio e utile, e proprio per questo metto in rete giudizi smentiti dai miei stessi lettori.

Se volete vedere la discussione che ha portato alla chiosa, con tanto di pesci in faccia che mi sono preso dall’autore del post e dai lettori di passaggio, la trovate qui.

Per riassumerla dal mio punto di vista:

  • Come forse già sapete su www.secondome.com ho un blog dove io e alcuni amici recensiamo ristoranti e trattorie qui a Roma. Locali che sono sia postacci che posticini, e tutti con conti finali difficilmente sopra i 50 euro. Sono pochi, una settantina in tutto, ma quando li scriviamo ci mettiamo tutta la nostra passione.
  • Su Papero Giallo, il blog di Bonilli, esce un post il cui contenuto condivido.
  • Allora commento, un commento come centinaia che capita di fare sui blog, forse privo di effettiva sostanza, nel quale prima dico chi sono e cosa faccio e poi dico che sono sostanzialmente d’accordo.
  • Torno la sera a casa e scopro che il mio commento è stato considerato spam e che, tutto sommato, di ristoranti non ci capisco una mazza.
  • Rosico, più per il fatto di essere considerato uno spammer che per altro. E lo scrivo. Al che, la risposta di Bonilli.

Quello che io credo in merito non è né nuovo né originale, e si può chiamare “valorizzare le conversazioni dal basso”:
se scrivo recensioni e miei stessi lettori mi smentiscono, ne sono contento, perché dando spazio anche a voci diverse dalla mia si può creare una discussione che può far maturare un’opinione nel visitatore successivo o può contribuire a far cambiare la mia.
E ad ogni modo, soprattutto in una sedicente guida quale è il mio blog, la discussione aiuta a non “far piovere” i giudizi ma a “farli formare”.

E’ chiaro che il mio non è e forse non diventerà mai un prodotto vendibile, e proprio per questo non è valutabile con gli stessi parametri di Oggettività, Scientificità e Professionalita di una qualunque Guida Blasonata, ma non è per questo che è nato.

Quelle che ho scritto sono ovvietà. Anzi, evidentemente, no.

Alla prossima, senza rancore 🙂

Antica Norcineria Lattanzi

Tanto perché rimanga agli atti,  tenetevi buono questo indirizzo. E’ un posto che ho scoperto da poco, magari di suo è famosissimo, ma io mi ci sono fermato quasi per caso ed è stata una rivelazione:

Antica Norcineria di Lattanzi Franco e figli
Via Casilina 22,400 – Laghetto di Montecompatri (Roma)
http://www.antica-norcineria.com

Quantità infinite di maiale in tutte le forme: braciole, fegatelli, salsicce a grana grossa, salsicce a grana fine, pancetta, tordi matti e chi più ne ha più ne metta.  Prosciutti e lonze che pendono dal soffitto. Decisamente non è un posto da vegetariani…

Tra l’altro, per lo meno il sabato, quando ci sono stato io, uscivano porchette calde a getto continuo (con la stessa velocità con cui andavano via), ma porchette vere, non quei cosi enormi e secchi che si trovano ormai anche al bar. Da provare. Assolutamente.

Margarì

Era già qualche tempo che mi ero ripromesso di andare da Margarì, incuriosito da un commento che Serena, una lettrice di SecondoMe.com, aveva lasciato sulla recensione di Amalfi. Non vi scomodate a seguire il link. Il succo del discorso era: “Comunque, l’unica vera pizza napoletana DOC, a mio parere, resta quella di Margarì al Pigneto!”.

Do atto all’onestà di Serena, perché ha scritto “a mio parere”.
E allo stesso modo, dopo esserci stato, posso dire che quella di Margarì è, a mio parere, una tra le peggiori pizze che abbia mangiato nell’ultimo anno (non mi spingo oltre perché la mia memoria gastronomica non me lo consente…). E cercherò di spiegarvi anche il perché. Anzi, se c’è qualcuno che mi riesce a spiegare il successo di questa pizzeria, di cui si sente parlare molto, ne sarò, senza ironia, molto contento.

Inizio infatti con il sottolineare che la sala, che può ospitare un centinaio di coperti (credo che l’estate abbiano anche uno spazio esterno), era strapiena. Continue reading “Margarì”

Addio, Douglas, e grazie per tutte le risate! – Towel Day 2008

Towel Day 2008Beh! Cosa avete da guardare?
Non vi è mai capitato di dover sfuggire alla Vorace Bestia Bugblatta di Traal???

Anche questo blog, partecipa al Towel Day!

(e un GRAZIE ad Evylyn per avermelo ricordato su twitter!)

(lo so, la foto fa schifo, ma provate voi a fotografarvi con un cellulare di tre anni fa, con le luci a risparmio energetico e con un asciugamano sulla testa… ci sono volute cinque foto solo per centrarmi…)

Lettera aperta sui fatti di Roma

Sono disgustato da quello che è accaduto ieri qui a Roma ad un bengalese e ad un conduttore di Radio Deegay.

La prima reazione è perfettamente sintetizzata dal titolo dell’ultimo post di Gatto Nero, ma poi cominci a riflettere, e capisci che forse questo è il momento di stare in guardia, con le orecchie tese e i peli del collo diritti, all’erta per capire in che direzione sta soffiando il vento.

Sì, perché purtroppo qui a Roma ormai da qualche tempo fioccano piccole isolate ed infami derive di estremismi, ma il fatto che comincino ad accadere avvenimenti come questi poco dopo la dilagante vittoria della destra mette i brividi. Tanti brividi.
Con ciò non intendo dire che ci sono avalli impliciti, anzi, la condanna del Sindaco Alemanno è stata piuttosto netta, ma quello che mi allarma non è affatto il versante istituzionale della vicenda: ho già detto in passato, e ripeto, che la destra attuale è una compagine che può e deve governare il Paese e che ha non solo tutte le carte democratiche in regola per governare il Paese, come gli italiani hanno deciso, ma anche tutte le carte etiche per condannare eventi di questo genere (certo, tolti alcuni singoli inquietanti personaggi, che tuttavia sono presenti, mutatis mutandis, anche a sinistra…).

Cos’è allora che mi rende inquieto? E’ l’aria che respiro in giro, è il rischio che la sola presenza al governo di una coalizione di destra faccia sentire i gruppuscoli violenti in qualche modo giustificati nel loro agire. Anzi no, ‘giustificati’ non è la giusta parola, ché di giustificazioni questa gentaglia non sente il bisogno. ‘Forti’ è la parola giusta. L’esistenza di una maggioranza che sentono (a torto) come amica li fa sentire forti, e né più né meno dei bulletti delle scuole medie (come età mentale, d’altro canto, siamo lì) il sentirsi forti li rende coraggiosi. E il sentirsi coraggiosi li spinge a fare le azioni eroiche come quella di ieri.

E allora quale può essere l’uscita da questa situazione? A mio avviso il primo necessario, fondamentale passo DEVE essere quello della durezza politica nei confronti dei responsabili. Il corso giudiziario della vicenda sarà seguito chiaramente da chi di competenza, le Forze dell’Ordine prima e il Potere Giudiziario poi. Ma la Politica, in questo caso gli esponenti di maggioranza, dovrà riuscire, non solo con brevi dichiarazioni che possono essere scambiate per frasi di circostanza o per frasi dovute, a far sentire deboli, soli, politicamente incostistenti questi gruppi. Bisognerà creare un vuoto pneumatico attorno a queste formazioni, e ciò non si potrà fare fino a quando non si comincerà ad abbandonare la politica della non accettazione del Diverso. Sarà difficile, perché è una delle componenti che ha portato al dilagare della nuova maggioranza nel Paese, ma riuscire nell’intento potrà costituire un epocale punto di svolta nella nostra vita Civile.

Per le strade si percepisce ormai da tempo un pericoloso desiderio di eliminazione del Diverso, che viene accettato solo in quanto si conforma ad un canone di normalità assolutamente autarchico:
Si accettano gli omosessuali SOLO SE fanno le loro porcherie di nascosto (mentre io, Normale, posso godermi gli sculettamenti delle Veline mentre mangio il pollo a tavola…), SOLO SE poi non vogliono essere riconosciuti come una famiglia (certo, si ameranno pure, ma mica possono fare figli, e allora che vogliono? Cosa? Potrebbero adottarli? E poi che strane bestie verrebbero su, mica sono Normali!), SOLO SE servono a rimarcare la propria normalità (“Io rispetto i gay, lo sono anche alcuni dei miei amici…”).
Allo stesso modo si accettano gli extracomunitari, anzi gli stranieri, SOLO SE sono completamente in regola con le regole dell’immigrazione, anzi SOLO SE sono abbastanza in regola con l’immigrazione e hanno un lavoro, anzi SOLO SE sono vagamente in regola con l’immigrazione e fanno un lavoro che mi torna in qualche modo utile… Insomma SOLO SE mi fanno comodo. Altrimenti, tornassero pure a morire di fame al loro Paese, anzi paese con ‘p’ minuscola, ché i Paesi con la ‘P’ maiuscola sono solo quelli che diciamo noi…
E si potrebbe continuare con tanti altri Diversi, che nascono dalla volontà di non riflettere sui problemi e cercare un modo per risolverli, anche con regole più o meno rigide purché efficaci, ma dalla volontà di individuare un Nemico sul quale far ricadere la colpa di questo o quel problema. La drammatica conseguenza è l’identificazione per chi non ha gli strumenti culturali per percepirne la differenza, tra eliminazione del Nemico ed eliminazione del problema.

E finché non si comincerà a lavorare su quest’ultimo punto, possiamo urlare e strepitare quanto vogliamo, ma non ci sarà alcuna soluzione, perché agitare le braccia mentre si precipita in un burrone non è mai servito ad attutire la caduta.

Dal Bersagliere

Esistono dei posti a Roma in cui è ancora possibile mangiare una pizza e una birra con 10 euro, e la cosa più incredibile è che la pizza riesce ad essere pure buona e l’ambiente informale e simpatico per una cena veloce prima di un cinema o dopoteatro.
Il menù propone a prezzi ancora “popolari” i classici fritti, supplì, crocchette, fiori di zucca e olive ascolane, e tutta una varietà di bruschette a partire dalla semplice aglio e olio, ormai sparita da quasi tutti i menù dei locali più trendy e meno abbordabili.
La mia preferenza va senza dubbio ai supplì che a fronte di un locale strapieno vengono serviti comunque caldi e croccanti in tempi rapidissimi. Vastissima la scelta della pizze “alla romana”, basse e croccanti, alcune con nomi fantasiosi e che il menù propone divise in rosse e bianche con apposite descrizioni.
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